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Agosto 25, 2025Rispondere a tale domanda è meno semplice di quello che si possa pensare di primo impulso ed una premessa fondamentale è che ogni piede è unico ed irripetibile (anche solo paragonando il proprio piede destro a confronto del sinistro) e quindi delle regole ferree valide per ogni situazione sarebbero inappropriate. Ciononostante attraverso delle semplici domande cercheremo in questi brevi paragrafi di dare delle linee guida generali che possono essere molto d’aiuto individuando i punti chiave e quelli critici a cui fare attenzione.
Perché dobbiamo scegliere la scarpa giusta?
Può sembrare scontato, ma è opportuno partire dal contesto di utilizzo della calzatura per cercare di creare una prima scrematura fondamentale; quale sia lo scopo della scarpa che si desidera comprare e quindi quale sarà il suo “campo di battaglia”. Per esemplificare al massimo: se mi occorre una scarpa per andare a giocare a calcio su un campo erboso, non dovrò andare a cercare tra le scarpe da montagna o quelle antinfortunistiche o ancor meno tra quelle con le suole lisce e con pochissima aderenza al terreno. Occorre porsi sempre questa domanda fondamentale per non incappare nel più banale degli errori per cui indossiamo una calzatura che (pure essendo magari bellissima e comodissima) è totalmente fuori luogo.
Quanto deve essere grande la scarpa?
Anche questo aspetto può sembrare banale, ma in realtà dietro alla nostra più ferma convinzione “porto il numero 37” o “di piede ho il 42” si può nascondere una piccola eppur insidiosa trappola. Infatti, così come avviene per le taglie dei vestiti, non tutte le case produttrici di calzature hanno lo stesso metro di misura quando si parla di numero di scarpa e può capitare di indossare un 45 con una determinata marca e un 42 con un’altra, ed entrambe le calziamo alla perfezione. In alcuni casi le scarpe riportano anche la misura in cm (soprattutto le scarpe sportive) e con quelli non ci si può sbagliare: se conosciamo la misura in cm dei nostri piedi tutto risulta più semplice. In linea di massima comunque non è un errore partire dalla prima idea che abbiamo del nostro numero di piede; occorre però non farsi ingannare dal pregiudizio che quello sia il nostro unico numero: se nel calzare la scarpa la sentiamo un po’ larga o troppo stretta il problema potrebbe essere il modello.
Laddove possibile, la cosa migliore sarebbe quella di rimuovere la soletta all’interno della scarpa, appoggiarla a terra e salirci sopra coi piedi avendo cura di posizionare correttamente il tallone; a questo punto osserviamo le nostre dita e ciò che dovremmo vedere è all’incirca 1cm tra la fine del nostro dito più lungo (I, II o III che sia) e la fine della soletta. Sarebbe bene anche che la fascia compresa tra la prima e la quinta testa metatarsale (il ventaglio metatarsale) non sbordasse dalla soletta stessa.
Se non è possibile rimuovere la soletta bisogna concentrarsi e fare attenzione a cercar di sentire il più possibile tutto lo spazio attorno al nostro piede. Dobbiamo infatti valutare accuratamente che la calzata a livello del ventaglio metatarsale sia adeguato all’ampiezza del nostro piede e che la punta sia abbastanza larga per permetterci di allargare e muovere le dita all’interno della calzatura stessa.
Dopo aver allacciato correttamente la scarpa sarebbe opportuno camminare in maniera ininterrotta per alcuni minuti percependo al meglio la stabilità sia a livello del collo del piede che del tallone in modo tale che il piede non scivoli in avanti andando a toccare la punta con le dita e che il tallone non scivoli su e giù sfregando contro il contrafforte. Se dopo alcuni tentativi di numeri in più o in meno non siamo totalmente convinti della comodità o della stabilità della scarpa, forse il problema non sta nel numero, ma nel modello della scarpa che potrebbe non essere idoneo per il nostro piede.
Scarpa con il tacco: sì o no?
Da studi posturali si evince che il tacco, inteso come la differenza di altezza tra retropiede ed avampiede, dovrebbe sempre essere compreso (sia per uomo che per donna) tra i 2 e i 4cm; ciò andrebbe ad eliminare molte calzature tra cui le ballerine, molti mocassini, tante infradito e le innumerevoli scarpe con tacco ben superiore ai 5cm.
Anche in questo caso però non possiamo fare di tutta l’erba un fascio; infatti per questo aspetto molto dipende da come siamo abituati nella nostra quotidianità: la nostra postura si “assesta” in base alle nostre abitudini. Se un uomo è abituato a camminare tante ore in casa scalzo, non avrà grossi problemi di affaticamento muscolare alle gambe o alla colonna se indossa scarpe con tacco al di sotto dei 2cm o con suole dal tacco rigido. Allo stesso modo nel caso di una donna anziana che è sempre stata abituata a stare tante ore in piedi con scarpe col tacco alto 8cm, costringerla ad indossare delle ballerine potrebbe risultarle impossibile perché si sentirebbe cadere all’indietro.
Le linee guida citate in precedenza con la misura tra i 2 e i 4cm sono indicative per evitare di creare squilibri o instabilità posturali soprattutto a livello delle articolazioni degli arti inferiori o della colonna. Tali squilibri infatti rischiano di causare infiammazioni o veri e propri infortuni a livello di muscoli, tendini, legamenti e articolazioni. Questo vale soprattutto per le calzature che devono essere indossate per tante ore stando in piedi o per fare lunghe camminate o ancora per attività fisiche vere e proprie.
Stringhe, velcro o cinturini? Mocassino, pumps o décolleté? Per questa caratteristica è bene tenere a mente il rapporto tra “stabilità” (cosa mi da maggior sicurezza ed equilibrio) e “comodità” (cosa mi costringe meno). Anche in questo caso infatti non può esistere una regola universale in quanto i modelli e le caratteristiche delle calzature si possono differenziare enormemente gli uni dagli altri.
Altro aspetto da considerare è l’altezza del collo del piede, per cui alcune calzature possono comprimere dolorosamente tale zona del nostro piede impedendoci a volte anche la semplice deambulazione. In linea di massima le stringhe, pur avendo lo svantaggio di dover essere allacciate e slacciate tutte le volte, permettono di modulare un po’ meglio la calzata in base alla nostra necessità.
Vedo (provo), acquisto?
Non di rado ci può capitare di essere in giro e di venir colpiti da un modello di calzatura perché ci piace o perché c’è un’offerta interessante. Un errore che però non dovremmo mai commettere è quello di farci prendere dalla fretta e dalla frenesia dell’acquisto della calzatura e portarla a casa dopo averla provata per soli pochi istanti. Tante volte infatti i fastidi, le compressioni, gli sfregamenti o i dolori veri e propri dati da una nuova scarpa possono manifestarsi successivamente, a volte anche solo dopo 10/15 minuti o qualche centinaio di passi.
Il primissimo consiglio è quindi quello di prenderci il tempo necessario per indossare la calzatura che ci interessa per almeno una decina di minuti prima di decretarla “comoda”. Volendo poi essere più scrupolosi, sarebbe bene prima di chiedere al commesso il “nostro numero” valutare alcuni aspetti: capacità ammortizzante della suola a livello del tallone e dell’avampiede (fascia metatarsale), traspirabilità della tomaia e in particolare a livello delle dita, presenza o meno di cuciture nella tomaia o nel retropiede che possono creare sfregamenti cutanei.
Conclusioni
Non facciamoci poi ingannare da eventuali affermazioni del commesso come ad esempio “è rigida ora che è nuova, ma poi si lascia andare” oppure “il piede si deve abituare, vedrà che in qualche giorno andrà meglio”… se si “lascia andare” vuol dire che la tomaia probabilmente non è di buona qualità e se invece è il mio piede che “deve adattarsi” alla scarpa invece vuol dire che la tomaia è molto rigida e quindi può provocare lesioni a livello cutaneo.
Nota: un piccolo ulteriore consiglio è quello di andar ad acquistare le scarpe nel tardo pomeriggio o alla sera, soprattutto per chi ha la tendenza a soffrire di gambe, caviglie e piedi gonfi a fine giornata.