Rizoartrosi: che cos’è e come affrontarla
Agosto 25, 2025Cadere e mettere istintivamente la mano avanti è un gesto che facciamo tutti. Spesso ci salva da conseguenze peggiori, ma a volte può provocare una frattura al polso. La frattura di polso è un infortunio comune, soprattutto nei bambini e nelle persone più anziane, perché l’osso in questa zona è più fragile e in alcuni casi l’osteoporosi aumenta il rischio.
Come ci si accorge di una frattura del polso?
I segnali più frequenti sono:
- dolore immediato al polso, che peggiora se si prova a muoverlo
- gonfiore evidente
- difficoltà a stringere la mano o sollevare anche piccoli oggetti
- deformità visibile (nei casi più seri)
Nota: alcune persone possono avvertire anche formicolii o cambiamenti di sensibilità.
Perché succede la frattura del polso?
La causa principale è la caduta con la mano in avanti. Negli anziani può bastare un piccolo scivolone, mentre nei giovani capita più spesso in seguito a sport, incidenti stradali o traumi maggiori.
Diagnosi: da dove si parte
Nella maggioranza dei casi, una visita ortopedica supportata da una RX è sufficiente per identificare la frattura e identificare la terapia. In rari casi può servire un esame più approfondito (TAC), ma nella maggior parte delle situazioni non è necessario.
Immobilizzazione: il primo passo
Nelle fratture più semplici si applica un gesso o un tutore termoplastico per alcune settimane, in modo che l’osso possa saldarsi correttamente. Questo periodo non deve essere visto come una pausa totale: è utile muovere le dita e il gomito per mantenere attive le articolazioni vicine ed evitare che si irrigidiscano.
Se la frattura è scomposta, sarà necessario intervenire chirurgicamente per riallineare i monconi e per permettere all’osso di guarire correttamente. Il periodo di immobilizzazione varia in base alle tecniche chirurgiche scelte.
Il ritorno alla vita quotidiana
Una volta tolto il gesso inizia la fase più delicata: la riabilitazione. Il polso può sembrare “bloccato”, rigido e debole.
Con la fisioterapia, passo dopo passo, si lavora su:
- Recupero della mobilità articolare
- Riduzione del dolore e del gonfiore
- Rinforzo dei muscoli di mano e avambraccio
- Ritorno ai gesti quotidiani come aprire una bottiglia, scrivere, portare le buste della spesa
- Graduale ripresa delle attività lavorative e sportive
Quanto tempo serve per guarire
Non esiste una risposta uguale per tutti in quanto la prognosi varia a seconda di vari fattori come l’età del paziente, l’entità del danno, l’approccio scelto ed eventuali patologie associate. In media, dopo due-tre mesi si riesce a riprendere la vita di tutti i giorni. Più tempo potrebbe essere necessario per la pratica sportiva, specialmente negli sport da contatto.
L’approccio dello Studio MOBS
Noi di Studio MOBS accompagniamo i pazienti lungo tutto il percorso di recupero. Non ci limitiamo a “riabilitare un polso”, ma ci concentriamo sul ridare autonomia e serenità nella vita quotidiana. Ogni percorso è personalizzato: dall’esercizio mirato al supporto motivazionale, fino ai piccoli consigli per gestire i movimenti di ogni giorno in sicurezza.
